Gentile Direttore,
da anni, ormai, si continua a parlare di un sistema di emergenza urgenza dei cui problemi tutti paiono volersi occupare, salvo poi scordarsi di farlo quando ci si deve muovere davvero. Una lenta e inesorabile agonia che, certamente, vede nei tanti abbandoni da parte del personale di ogni qualifica e ruolo e non solo dei medici, è bene ricordarlo, l’effetto più palpabile e pericoloso per la tenuta del sistema. Un dramma professionale e sociale di difficile soluzione. Ma l’abbandono è il punto finale, per il quale cercare sicuramente e rapidamente soluzione, di un sintomo diffuso e troppo spesso sottovalutato: la demotivazione.
Le lotte tra lobbies, gli interessi di fazione, il malessere organizzativo, la non reale presa in carico da parte dei decisori in termini di volontà di riorganizzazione. Tutte cose assolutamente presenti in maniera epidemica. Eppure, nonostante tutto, il lavoro viene portato avanti. Grazie a medici, infermieri, psicologi, OSS, Tecnici, autisti soccorritori e, non ultimo, volontari, riusciamo a garantire un sistema di emergenza urgenza che risponde, nel modo migliore possibile, ai bisogni della cittadinanza. Mancano però, ancora, uniformità e visione di sistema. Manca una vera presa d’atto della demotivazione crescente che affligge il personale ed una rapida ricerca e messa in atto delle relative soluzioni. Soluzioni che non possono prescindere dal lato organizzativo come da quello economico.
Le società scientifiche di area, già qualche anno fa, si erano riunite, praticamente tutte, su un documento fondante: La Carta di Riva. Quel documento intendeva porre le basi per un vero cambiamento. Un momento storico, purtroppo forse irripetibile, per l’emergenza urgenza nazionale. Si poneva l’accento sulla necessità di riconoscimento delle competenze di figure già presenti nel sistema anche attraverso la relativa definizione di profili professionali non ancora regolamentati, sulla creazione di un sistema unico di monitoraggio, sulla tanto decantata valorizzazione delle competenze avanzate infermieristiche e dei relativi percorsi ad esse correlati. Si chiedeva l’integrazione stretta tra centrali 118 e CUR112.
Ma, soprattutto, si auspicava la fine della frammentazione, portata dai differenti modelli regionali, e la creazione di exit strategies per il personale senior, che non si può continuare a pensare di tenere in prima linea fino all’età pensionabile, da utilizzare nella formazione delle forze nuove in ingresso nel sistema. Questo ultimo punto particolarmente importante, perché la nostra sanità non può permettersi di perdere, a causa di abbandoni a pioggia, il know how acquisito in anni di attività dai professionisti ma, al contrario, su di esso dovrebbe porre le basi per la costruzione dei professionisti di domani. In pratica una richiesta di uniformità, riconoscimento e presa in carico, da parte della Politica, della questione emergenza urgenza.
Sulla scorta di quella Carta sono, invero, stati redatti e depositati diversi disegni di legge in entrambi i rami parlamentari. L’impressione è che, forse, in alcuni di essi, specie negli ultimi presentati, si sia perso il focus, la volontà di ricerca di una vera unità nella visione e di vera condivisione, per seguire pure legittime visioni di parte o per spingere modelli, che pure essendo virtuosi, non necessariamente potrebbero essere facilmente riproducibili in ogni parte del Paese. Difficile anche non notare come la legittima lotta degli autisti soccorritori, volta a vedere finalmente riconosciuto normativamente il proprio ruolo e sostenuta dai più ai tempi della redazione della Carta di Riva, veda oggi un annacquarsi di posizioni spingendosi fino a voler normare figure come quella del soccorritore, che pare ridondante rispetto alla prima, meno spendibile in termini operativi e decisamente più ambigua in termini di competenze, specie in mancanza di una preventiva e ampia discussione sulle stesse da compiersi a vario livello.
L’Accademia Italiana Emergenza Sanitaria (AIES), società a carattere scientifico multiprofessionale che accoglie tra i suoi iscritti tutte le figure operanti nel sistema di Emergenza Urgenza, dai medici fino a coloro che operano come volontari del soccorso, ritiene di potersi allineare senza dubbio a quanto sancito a Riva del Garda, sottoscrivendolo in toto. Allinearsi a quegli assunti, si, senza però discostarsi eccessivamente da essi, evitando derive che potrebbero, se già non fosse accaduto, far perdere pezzi molto importanti nel fronte di condivisione di quella visione unitaria di sistema che era la base fondante della Carta di Riva e dei documenti intersocietari che l’avevano preceduta.
AIES sarà attenta a che quanto condiviso a Riva del Garda, resti una base forte di discussione e, soprattutto, che non si percorrano strade facili, ma con una condivisione ben più risicata, che potrebbero allontanare dal raggiungimento dell’obbiettivo, che è non di pochi ma di tutti coloro che operano nell’emergenza urgenza.
Il Consiglio Direttivo AIES
Accademia Italiana Emergenza Sanitaria
Fonte: Quotidiano Sanità - 04 Dicembre 2023
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